Impianto geotermico

In certi luoghi del pianeta sono presenti fenomeni ben visibili, come geyser e terme, che dimostrano la presenza di acqua riscaldata dagli  strati di rocce calde sotterranee: l’interno della Terra, infatti, raggiunge temperature estremamente elevate e possiede un’enorme quantità di calore.
Nelle zone in cui gli strati caldi sono particolarmente vicini alla superficie (anomalia geotermica) è possibile sfruttare questo calore per la produzione di energia elettrica.
Si dicono geotermoelettrici quegli impianti che trasformano in energia elettrica l’energia termica presente nel fluido caldo estratto dalla Terra. L’Italia è stato il primo Paese al mondo a sfruttare l’energia geotermica per produrre energia elettrica, nel 1904 a Larderello (PI).

Tecnologia e impianti geotermici

Un impianto geotermoelettrico trasforma in energia elettrica l’energia termica presente nel fluido geotermico (vapore d’acqua o una miscela di acqua e vapore) che si forma grazie al contatto dell’acqua con strati di roccia calda.

Il fluido ad alta pressione e alta temperatura, condotto alla centrale attraverso pozzi di estrazione e tubazioni di trasporto, viene utilizzato in una turbina collegata a un generatore elettrico che trasforma l’energia meccanica in energia elettrica.

I bacini sfruttati per la generazione elettrica hanno temperature superiori a 150°C e profondità da poche decine a qualche migliaio di metri.
Il fluido geotermico può essere liberato in atmosfera o reiniettato nel sottosuolo.

Generalmente un impianto geotermico è costituito dai seguenti componenti:

  • sistema di raccolta, trattamento e convogliamento del fluido geotermico fino all’impianto di produzione dell’energia elettrica (pozzi, sistemi di sicurezza e sfioro a bocca pozzo, tubazioni di trasporto, sistemi di separazione acqua-vapore)
  • sistema di produzione dell’energia elettrica (condotto di ammissione, turbina-generatore, trasformatore elevatore e connessione alla rete elettrica)
  • sistema di trattamento del vapore esausto (condensatore e relativa pompa di estrazione condensato, torre di raffreddamento ad aria, sistema di estrazione dei gas incondensabili)
    sistema di re iniezione dell’acqua nel bacino geotermoelettico.

Possono anche essere presenti sistemi di abbattimento di alcuni composti presenti nei gas incondensabili (idrogeno solforato e mercurio), al fine di limitare l’impatto ambientale dell’impianto.

Le emissioni in atmosfera di questi tipi di impianti dipendono dalle caratteristiche del fluido geotermico ma, per unità di energia prodotta, sono comunque decisamente inferiori a quelle derivanti da impianti alimentati con combustibile fossile.

Gli impianti geotermoelettrici

Un impianto geotermoelettrico trasforma in energia elettrica l’energia termica presente nel fluido geotermico (vapore d’acqua o una miscela di acqua e vapore) che si forma grazie al contatto dell’acqua con strati di roccia calda.
Il fluido ad alta pressione e alta temperatura, condotto alla centrale attraverso pozzi di estrazione e tubazioni di trasporto, viene utilizzato in una turbina collegata a un generatore elettrico che trasforma l’energia meccanica in energia elettrica.
I bacini sfruttati per la generazione elettrica hanno temperature superiori a 150°C e profondità da poche decine a qualche migliaio di metri.
Il fluido geotermico può essere liberato in atmosfera o reiniettato nel sottosuolo.
X